Un regalo delle fate









Corgi, un regalo delle fate?





Tutto ebbe inizio tra la gente del popolo fatato. All’epoca le fate vivevano nei boschi del Galles e attraversavano un periodo felice girovagando per le foreste. Le loro ali delicate, però, non potevano trasportarli molto velocemente, pian piano quindi diventarono molto pigri riguardo i lunghi viaggi. Allora decisero di creare un veloce destriero su cui cavalcare. Così, dopo tanto duro lavoro e profonde riflessioni, trovarono la soluzione perfetta, il cane nano. Il cane nano aveva le caratteristiche fisiche di una volpe, ma non la stessa personalità schiva. Le fate si accorsero inoltre, che questo cane, non solo era in grado di viaggiare velocemente, ma si dimostrò anche una creatura fedele e piacevole. Quando le fate non cavalcavano i loro cani nani, li mandavano a giocare con i piccoli e a vegliare su di loro.

UN GIORNO, MENTRE CAVALCAVANO I LORO CANI NANI

la regina e il re delle fate avvistarono degli esseri umani mortali. Si fermarono ad osservarli mentre svolgevano il loro duro e faticoso lavoro di braccianti, lavorando la terra. Rimasero colpiti dal fatto che tutto quel lavoro bastava appena per far sopravvivere le loro famiglie.
Distratto da queste riflessioni, il re delle fate cadde dalla sua cavalcatura, la Regina allora si precipitò a soccorrerlo. I cani nani, che erano in realtà solo dei cuccioli, non si accorsero che il re era caduto e la regina era scesa in suo aiuto. Corsero via, pensando che fosse tutto a posto. Quando infine la regina ebbe rianimato il marito caduto, i cuccioli erano ormai fuori dalla loro vista. Il re e la regina non erano abbastanza veloci per raggiungerli e catturarli. “Che cosa dobbiamo fare? I nostri cani nani si perderanno certamente, qui nel mondo dei mortali. Dobbiamo immediatamente organizzare una ricerca!” Disse il re con veemenza.
Ma la regina lo confortò, dicendo: “Non devi preoccuparti. Noi abbiamo perduto due cani nani, che abbiamo sempre usato solo per il nostro piacere, ma questi cani ben presto non saranno più sperduti, gli umani li troveranno e saranno certamente più utili a loro di quanto lo siano stati per noi.”

DOPO UN PO’ I CUCCIOLI SI PERSERO

vagando in un avvallamento del terreno. Non preoccupandosi di ciò che li circondava, i cuccioli iniziarono a giocare godendosi quel momento delizioso. Non si accorsero nemmeno dei due bambini poveri che li guardavano giocare. Dopo un po’ che li osservavano, i bambini li raccolsero e li portarono a casa, soddisfatti di ciò che avevano trovato.
Quando gli uomini adulti tornarono a casa dai campi, videro i cani nani e i bambini, e sorrisero. Ascoltarono la storia di come i bambini avessero trovato i due cani, e allora un uomo spiegò ai bambini che questi erano doni mandati dalle creature fatate. La gente non sapeva che nome avessero queste creature, così li chiamarono Corgi, l’antica parola gallese per cani nani.
I Corgi iniziarono a lavorare nelle fattorie insieme agli umani, guidando le mucche e altri animali simili. Diventarono presto animali amati e desiderati tra tutta la gente del Galles. E centinaia di anni più tardi amati in tutto il mondo.
In quei due cani risiedeva uno spirito fatato che si manifestava nella leggerezza del loro passo, nella velocità degli scatti, nella malizia e nella bontà di cui erano capaci, nell’amore che portavano ai loro padroni.

PER I PIÙ SCETTICI

che non credono alla storie magiche, basti osservare il dorso di questi piccoli cani. Si potrà vedere il segno delle selle su cui montavano i guerrieri fatati.
Si dice che essi cavalchino ancora i loro Corgi. A mezzanotte, nel culmine dell’estate, e che corrano e corrano, mentre noi esseri umani mortali sprofondiamo nel sonno.
Ci sono altre leggende di Corgi con le fate. Alcune simili, alcune assolutamente diverse. Ma tutte si basano sulla stessa cosa, una cosa di cui noi Corgi andiamo molto fieri, le nostre selle di Faerie. Non vi è nessun altro cane che abbia una sella fatata come la nostra, e non ci sono leggende di altri cani con le fate. Questa è una delle cose che rende noi Corgi così speciali, ma naturalmente, ci sono anche altre ragioni.